Måneskin – Il Ballo della Vita Tour // Roma Summer Fest

Il servizio fotografico della serata è stato realizzato da Andrea Melaranci (Facebook | Instagram).

La fila fuori dall’Auditorium Parco della Musica di Roma è lunghissima e vibrante d’attesa. Il mio sguardo la percorre velocemente in lungo e in largo, rimanendo spiazzato dalla varietà di persone che la compongono: adulti in shorts, adolescenti rumorosi che intonano coretti, madri accaldate che tengono per mano bimbi piccolissimi, giovanissime emozionate sull’orlo dello svenimento, papà con lo sguardo un po’ perso ma curioso. In poche parole: un sold-out che va dai 6 ai 50 anni.

La band capace di tutto questo, di unire almeno 3 generazioni di spettatori, è la rivelazione di X-­Factor2017 (nonché vincitrice morale dello stesso): i Måneskin, quattro ragazzi romani che non raggiungono i 60 anni in totale di età. Dalla scuderia di Manuel Agnelli, il loro giudice e guida nel noto show di Sky, il gruppo è uscito a testa alta, guadagnando in brevissimo tempo una folta schiera di fan che ha permesso loro di registrare 66 date sold­out, 12 dischi di Platino, 4 d’Oro e oltre 135 mila spettatori in Italia e in Europa.

La cavea dell’auditorium è gremita e festosa. I nostri non si fanno attendere molto, preceduti sul grande schermo da stralci di interviste fatte al gruppo, che recitano più o meno così:

«Ma, a parte tutte queste foto, cosa state facendo di concreto a livello musicale?»

Segue una scritta che riporta le parole di un giornalista che allude, probabilmente scioccato, all’esuberanza del frontman che fa la lap dance e indossa tacchi vertiginosi.

Damiano (voce), Victoria (basso), Thomas (chitarra) e Ethan (batteria) si prendono così bonariamente in giro prima di salire sul palco, facendo il verso a giornalisti e tuttologi pronti a screditarli; in fondo, quello che a loro interessa davvero è fare musica e divertirsi sul palco con quella spontaneità e sfacciataggine che caratterizza la loro splendida età.

Che lo show abbia inizio, dunque, sulle note di Fear for Nobody. L’energia e la sintonia con il pubblico sono fortissime, Damiano sembra nato per stare sul palco e per far ballare le platee. Il quartetto passa da sonorità rock a brani con influenze reggae e funk, dall’inglese all’italiano con estrema scioltezza, e il frontman non smette un attimo di incitare a gran voce la sua Roma ad alzarsi, «perché il concerto dei Måneskin non si guarda da seduti!» e coinvolge la platea con cori e salti all’unisono, come una vera e propria star navigata.

Nella scaletta il gruppo alterna i brani dei loro album, Chosen e Il ballo della vita, a cover conosciutissime dal pubblico di tutte le età, molte delle quali erano state presentate durante X­-Factor. Ascoltiamo così il medley composto da Take me out dei Franz Ferdinand e Somebody told me dei The Killers, ripercorriamo grazie a loro la storia del rock con con i Led Zeppelin, i Queen e i Red Hot Chili Peppers, arrivando fino ai successi contemporanei di Ed Sheeran e ai gruppi più di nicchia come gli Alt-j.

I Måneskin tracciano una linea ideale di un percorso musicale, citando molti degli artisti che li hanno ispirati, inserendosi come i possibili eredi del linguaggio musicale del futuro. Ambiziosi, certo, ma con tutte le carte in regola per poterci riuscire. Damiano parla in modo molto diretto con il suo pubblico, invitandolo a vivere e godere dell’attimo presente senza preoccuparsi di riprendere ogni istante con lo smartphone per postare il concerto su Instagram, e inneggia alla libertà e all’uguaglianza con un velo di ingenuità che commuove chi, come chi scrive, vent’anni li ha superati da un pezzo ed è ormai accecato da un velo di disillusione.

Insomma, l’entusiasmo dei Måneskin, con i loro stilosissimi pantaloni a zampa d’elefante che richiamano i fasti del Rock, riesce a contagiare davvero tutti e non si spegne neanche con la dolce e malinconica Torna a casa, cantata in coro da tutta la cavea. I Måneskin non dimenticano di ringraziare la loro crew, «senza la quale tutto questo non sarebbe possibile», dice Damiano, ma soprattutto il pubblico, che ha reso reale il sogno di ogni artista che si rispetti: esibirsi all’Auditorium, indiscusso tempio della musica della Capitale.

Michela Centioni