Il Muro del Canto // Villa Ada – Roma Incontra il Mondo 2019
Il servizio fotografico della serata è stato realizzato da Alessandra Spagnoli (Instagram).
«Non c’è forza più penetrante di una musica che parla come te», mi dice Roberto, un vecchio amico che incontro per caso a Villa Ada al concerto de Il Muro del Canto in occasione del tour che accompagna il disco L’amore mio non more, il quarto in quasi dieci anni di attività.
L’aria che si respira è intrisa di emozione, si può vedere negli occhi pieni di attesa dei partecipanti, tra i quali spiccano le magliette nere del fan club, onnipresente e fondamentale in ogni performance della band, dentro e fuori casa. É attraverso questa grande famiglia che decido di raccontare il concerto del Muro, affascinata dalla sua coesione e vitalità, sincera e contagiosa, lontana da quella esagerata esaltazione e fanatismo che ho riscontrato talvolta nei fans di altre band. E così conosco le loro storie, quelle di Rossella, Daniela e Gianfranco, che molto spesso saltano su un treno per supportare Il Muro in altre città; di Riccardo, che riprende tutti i live e li posta integralmente sul suo canale YouTube; di Anna e Giulio, Paola ed Emanuele, Daniela e Walter, sempre disponibili e pronti a condividere il loro tempo e le loro capacità con gli altri.
Quello che stupisce è che si ha la sensazione di stare per assistere ad un vero e proprio rito, magico, sacro e incredibilmente puro, al quale partecipano persino i bambini. Adriano, ad esempio, ha quasi quattro anni ed è la mascotte del fan club; ascolta Il Muro da quando era nella pancia della mamma, conosce a memoria tutte le loro canzoni e le canta da quando ha imparato a parlare.
Quando le luci si spengono e inizia lo spettacolo, improvvisamente tutto diventa chiaro: il gruppo e il suo pubblico sono una cosa sola. Il Muro del Canto e la sua romanità, il dialetto dei testi e i brani recitati si nutrono della vita di questa città, Roma, delle storie che la animano, delle persone che respirano, amano e soffrono dentro e fuori le sue secolari mura.
Ma, come mi spiega Roberto, la potenza della loro musica è tale da superare i confini cittadini e da allargarsi a tutto il Paese. La sincerità e la schiettezza del Muro, la capacità di raccontare la vita senza fronzoli, senza frasi fatte, è qualcosa che va al di là della Capitale e, nonostante il (comprensibilissimo) dialetto romanesco, si impone all’attenzione di tutta la Penisola, registrando consensi anche al Nord e riuscendo persino a far dimenticare l’assurda scissione Roma Nord – Roma Sud.
Questo è un muro che non si erge per dividere, ma che abbraccia e riunisce: gli stessi 6 musicisti, a Villa Ada accompagnati anche dal violinista Andrea Ruggiero, suonano tutti su una stessa linea immaginaria, quasi a voler dimostrare una solida unità tra loro, una coesione profonda che rende necessario ogni componente, ognuno di vitale importanza per quel sound inconfondibile, fatto di folk, chitarre tarantiniane e atmosfere western, il tutto circondato dalla voce profonda dagli echi metal del frontman Daniele Coccia.
Il concerto si snoda tra gli splendidi brani cantati all’unisono dal pubblico come L’Ammazzasette, La vita è una, Serpe ‘n seno, Novecento e le toccanti poesie di Alessandro Pieravanti (Vivere alla grande, Palazzinari).
Incontro Paola, a Villa Ada per Oltre il Muro, cooperativa sociale dove lavora, che ha ricevuto un biglietto in regalo proprio dai ragazzi del fan club («Abbiamo un biglietto in più, prendilo tu!»); le brillano gli occhi quando entra nell’area concerti («Mi emoziono sempre quando li vedo!»).
Fedeli al loro spirito di condivisione, i musicisti invitano sul palco la bellissima voce di Lavinia Mancusi, che canta con loro Maleficio e Senza ‘na stella. Dopo di lei, a salire sul palco è Rosso Malpelo, con L’anima de li mejo e Chi mistica mastica.
Sottopalco Valentina, la mamma di Adrianino, si lascia andare ai suoi famosissimi «Dajeeeee!», urlati de core, come direbbero i nostri del Muro, nonché ad una proposta di matrimonio verso il nuovo talentuoso chitarrista, Franco Pietropaoli, già entrato nel cuore di tutti i fans.
Ancora la voce popolare senza tempo del Muro risuona nella sera perfetta di Villa Ada quando Alessandro Marinelli, detto Fisa, parla dell’ispirazione che ha tratto dalla nascita di sua figlia Ludovica per la quale ha scritto il riff che suona nel brano Il canto degli affamati.
Infine, come in ogni rito che si rispetti, arriva il momento tanto atteso: la presentazione della band sulle note di Peste e Corna, un valzer dove tutti sono invitati a ballare, meglio se con coppie improvvisate, formate da sconosciuti. In tanti accolgono la proposta e danzano scanzonati. Solo Roberto resta fermo, immobile, come durante tutto il concerto del resto, con le braccia lungo i fianchi e la barba lunga che copre metà del suo viso ma non gli occhi, profondi e sinceri come quelli di tanti anni fa.
«Il Muro rappresenta la mia catarsi, è arrivato in un momento cruciale per me. Da allora, il mio modo di percepire la vita, le emozioni ed il dolore e non è più stato lo stesso. Daniele è un grande artista ed il connubio con gli altri musicisti della band è perfetto. Grazie al fan club sono riuscito a conoscere da vicino Il Muro del Canto e ho finalmente realizzato un sogno. Ma non chiedetemi di ballare rega’, io ballo dentro di me, nella testa e nel cuore!»
Un amore viscerale quello che lega il pubblico a Il Muro del Canto, un legame indissolubile, sul quale si fonda il successo di questa originale formazione. «Noi più voi semo Il Muro del Canto», infatti, è il motto del fan club, che riprende quello che afferma Alessandro Pieravanti: Il Muro e il suo pubblico sono una cosa sola.
Michela Centioni