Se dovessi identificare Björk con un numero sarebbe il 30. Trenta come il massimo voto all’università (se escludiamo la lode, che stasera si sarebbe meritata tutta). Trenta come la data di oggi, 30 luglio 2018, recupero di quella ufficiale del 13 giugno scorso annullata per pioggia, e che conclude l’Utopia Tour in Europa. Trenta come gli anni che compirò a breve. Trenta come i gradi che ci attanagliano in questa afosa serata di un lunedì romano.

Quindi ora chiudete gli occhi. Immaginatevi uno degli scenari più suggestivi al mondo e abbinatelo alla musica di una delle artiste europee più sperimentali ed evocative che esistano. Sommate le due cose e quello che otterrete è la cantante islandese di cui sopra alle Terme di Caracalla: un connubio perfetto tra arte e storia che, complice anche la maestosa e spettacolare scenografia sul palco, in un attimo ci catapulta in dimensioni altre.

Fluttuando sulle note delle sue melodie sembra proprio di vederla, la sua Islanda, come se stessimo sorvolando nell’etere quelle immense distese di verde incontaminato che, tra geyser e fiordi, si mescolano all’infinita distesa del blu del mare: quello che forse si avvicina più di tutto all’idea utopistica di pace dei sensi.

Björk - Utopia Tour // Just Music Festival 2018
Photo Credits: Santiago Felipe

Ed ecco che fa la sua apparizione in scena proprio come una di quelle creature fantastiche che popolano le affascinanti saghe nordiche. Stavolta per davvero. Inutile dire che è la natura a farla da padrona così, in un susseguirsi di immagini di fiori che sbocciano, ecco che l’eclettica artista nordica emerge dall’oscurità in cui sono improvvisamente calate le rovine romane, sbucando da un cono di luce con indosso una delle sue solite maschere e un vestito rosa luccicante che amplifica il già straordinario gioco di luci che l’accompagnerà per tutta la sera. È decisamente pronta a risvegliare i nostri sensi.

Il palchetto semicircolare alle sue spalle viene illuminato e, molto lentamente, si gira verso di noi, schiudendo il suo tesoro: 6 flautiste (più tardi scopriremo che dovevano essere 7, ma una, purtroppo, si è ammalata e non ha potuto essere dei nostri) che saranno al suo fianco per tutta la performance, quasi come fossero ninfe dei boschi che spalancano i cancelli a quel folletto dalla voce psichedelica, proprio come la scenografia alle sue spalle.

Tutto è curato nei minimi dettagli e quello a cui stiamo assistendo stasera è uno spettacolo unico nel suo genere (e irripetibile, aggiungerei), un puro godimento per gli occhi e per le orecchie che va dalle immagini di sfondo in perfetta sintonia con le note dei suoi brani che echeggiano in maniera mistica in un’acustica perfetta all’interno delle rovine storiche più famose di Roma, passando per la coreografia delle flautiste, per l’arpa, la batteria, il sintetizzatore, fino ad arrivare a lei e alla sua voce, dando vita a una perfetta Utopia che sta a noi cogliere, ma soprattutto, godercela a pieno.

Ma purtroppo dopo un’ora e mezza di estasi ininterrotta, è arrivato il momento di spezzare quell’incantesimo che mi aveva completamente anestetizzato tanto da farmi dimenticare anche il caldo che mi opprimeva e che non mi faceva respirare, facendomi così abbandonare quella dimensione parallela in cui mi aveva trascinato, tornando bruscamente con i piedi per terra, quasi come ci si sveglia bruscamente da un bellissimo sogno.

Impossibile descrivere a parole il genio visionario di quest’artista straordinaria nata ai confini del mondo e che stasera con la sua voce e i suoi flauti magici ci ha totalmente ipnotizzato, preso per mano e portato verso l’infinito e oltre, per cui il mio consiglio è, se ne avete occasione, di non lasciarvela sfuggire, perché è un’esperienza che non dimenticherete molto facilmente.

Camilla Sabatini

Per i più curiosi (e golosi) di seguito la scaletta:

  • Arisen My Senses
  • The Gate
  • Utopia
  • Blissing Me
  • Claimstaker
  • Isobel
  • Courtship
  • Human Beahviour
  • Tabula Rasa
  • Pleasure is All Mine
  • Wanderlust
  • Features Creatures
  • Losss
  • Sue Me

Encore:

  • The Anchor Song
  • Notget